mercoledì 25 dicembre 2013

Giorni 4 e 5 – Gode e Kofele


Per il giorno della vigilia e del Santo Natale abbiamo momentaneamente spostato la nostra base operativa a Kofele.
Ma la prima tappa della vigilia è stata a Gode, dove siamo tornati per offrire il nostro lavoro. Mentre alcuni di noi riprendevano il lavoro di alfabetizzazione, questa volta con tanto di lavagna e gessetti bianchi, i restanti hanno imbracciato piccone, zappa e pala; lo scopo: appianare un terreno in discesa per la costruzione della nuova chiesa.  La nuova esperienza che abbiamo fatto è stata la condivisione del lavoro con gli abitanti del luogo, che hanno collaborato con noi.
Per quanto la collaborazione sia risultata difficile, è stato anche nel lavoro fisico che abbiamo notato le differenze tra le nostre culture: mentre noi cercavamo di organizzare il lavoro nel modo più razionale possibile, loro hanno imbracciato semplicemente il piccone e, con una foga che non ci saremmo mai aspettati, si sono messi a scavare. La difficoltà è stata cercar di far combaciare il nostro progetto con la loro voglia di lavorare.
Il pomeriggio, che abbiamo trascorso a Kofele, è passato nella preparazione della cerimonia notturna: c’era chi si è occupato di preparare i canti (tra cui una versione tradotta in oromo di “Tu scendi dalle stelle”), chi ha pensato all’animazione della cerimonia, chi ha costruito il presepe, usando tutti materiali reperibili (derivanti quasi tutti dalle foglie del finto banano, da cui abbiamo ottenuto corde per le legature, il bue e l’asinello, la stella cometa e molto altro). Alle cinque del pomeriggio abbiamo avuto l’onore di assistere alla recita di Natale dei bambini della scuola materna, che hanno rappresentato la natività.
Iniziata dopo una veglia notturna attorno al fuoco, la Santa Messa notturna è stata celebrata in italiano, per quanto abbiano partecipato alcuni cattolici locali.  In un clima estremamente toccante la nascita di Cristo è stata per noi il momento di verificare il cammino svolto, e mettere in relazione la nostra fede con coloro che ci hanno accolto. Il momento più toccante è stato quando, dopo aver ricevuto la comunione, un blackout ci ha lasciati al buio completo e la sola luce delle candele illuminava il volto di Padre Bernardo.
Ma il blackout, per quanto qui riesca a spegnere un’intera città, non ha potuto lasciarci al buio completo quando siamo usciti dalla chiesetta: una bianca stellata, chiara e luminosa come non mai, ci aspettava per fare da tetto alla nostra notte di Natale.
La giornata di oggi è trascorsa sempre a Kofele e, nel pieno spirito di festa, è stata alla luce del divertimento e della comunità. Divertimento perché abbiamo trascorso praticamente tutta la giornata con i bambini della scuola materna ed elementare. Quando al mattino ci siamo ritrovati ad essere “travolti” dai più piccoli, non potevamo certo aspettarci che al pomeriggio ci saremmo ritrovati a dover far giocare più di cinquecento (562, ad essere precisi) bambini e ragazzi della scuola elementare.
Così, tra i giochi che ci siamo ritrovati ad organizzare in fretta e furia, abbiamo organizzato dieci cerchi e dieci gruppi e cercato di regalare a quei ragazzi, in divisa rossa e blu, un pomeriggio di svago del tutto nuovo.
Abbiamo terminato di celebrare il Santo Natale qui a Shashemene grazie alle favolose, fantastiche, strepitose, mirabolanti suore che ci ospitano e che ci hanno organizzato una cerimonia del caffè (rito tipico etiope).
Sicuramente questa mattina non ci siamo svegliati pensando di aprire i regali sotto l’albero, ma è stato comunque un Natale bellissimo.