Per il giorno della vigilia e del Santo Natale abbiamo momentaneamente spostato la nostra base operativa a Kofele.
Ma
la prima tappa della vigilia è stata a Gode, dove siamo tornati per
offrire il nostro lavoro. Mentre alcuni di noi riprendevano il lavoro di
alfabetizzazione, questa volta con tanto di lavagna e gessetti bianchi,
i restanti hanno imbracciato piccone, zappa e pala; lo scopo: appianare
un terreno in discesa per la costruzione della nuova chiesa. La
nuova esperienza che abbiamo fatto è stata la condivisione del lavoro
con gli abitanti del luogo, che hanno collaborato con noi.
Per
quanto la collaborazione sia risultata difficile, è stato anche nel
lavoro fisico che abbiamo notato le differenze tra le nostre culture:
mentre noi cercavamo di organizzare il lavoro nel modo più razionale
possibile, loro hanno imbracciato semplicemente il piccone e, con una
foga che non ci saremmo mai aspettati, si sono messi a scavare. La
difficoltà è stata cercar di far combaciare il nostro progetto con la
loro voglia di lavorare.
Il pomeriggio, che abbiamo
trascorso a Kofele, è passato nella preparazione della cerimonia
notturna: c’era chi si è occupato di preparare i canti (tra cui una
versione tradotta in oromo di “Tu scendi dalle stelle”), chi ha pensato
all’animazione della cerimonia, chi ha costruito il presepe, usando
tutti materiali reperibili (derivanti quasi tutti dalle foglie del finto
banano, da cui abbiamo ottenuto corde per le legature, il bue e
l’asinello, la stella cometa e molto altro). Alle cinque del pomeriggio
abbiamo avuto l’onore di assistere alla recita di Natale dei bambini
della scuola materna, che hanno rappresentato la natività.
Iniziata
dopo una veglia notturna attorno al fuoco, la Santa Messa notturna è
stata celebrata in italiano, per quanto abbiano partecipato alcuni
cattolici locali. In un clima estremamente toccante la
nascita di Cristo è stata per noi il momento di verificare il cammino
svolto, e mettere in relazione la nostra fede con coloro che ci hanno
accolto. Il momento più toccante è stato quando, dopo aver ricevuto la
comunione, un blackout ci ha lasciati al buio completo e la sola luce
delle candele illuminava il volto di Padre Bernardo.
Ma
il blackout, per quanto qui riesca a spegnere un’intera città, non ha
potuto lasciarci al buio completo quando siamo usciti dalla chiesetta:
una bianca stellata, chiara e luminosa come non mai, ci aspettava per
fare da tetto alla nostra notte di Natale.
La
giornata di oggi è trascorsa sempre a Kofele e, nel pieno spirito di
festa, è stata alla luce del divertimento e della comunità. Divertimento
perché abbiamo trascorso praticamente tutta la giornata con i bambini
della scuola materna ed elementare. Quando al mattino ci siamo ritrovati
ad essere “travolti” dai più piccoli, non potevamo certo aspettarci che
al pomeriggio ci saremmo ritrovati a dover far giocare più di
cinquecento (562, ad essere precisi) bambini e ragazzi della scuola
elementare.
Così, tra i giochi che ci siamo ritrovati
ad organizzare in fretta e furia, abbiamo organizzato dieci cerchi e
dieci gruppi e cercato di regalare a quei ragazzi, in divisa rossa e
blu, un pomeriggio di svago del tutto nuovo.
Abbiamo
terminato di celebrare il Santo Natale qui a Shashemene grazie alle
favolose, fantastiche, strepitose, mirabolanti suore che ci ospitano e
che ci hanno organizzato una cerimonia del caffè (rito tipico etiope).
Sicuramente
questa mattina non ci siamo svegliati pensando di aprire i regali sotto
l’albero, ma è stato comunque un Natale bellissimo.